Lavoro: più assunzioni ma precarie

Il lavoro vede salire il numero di coloro che lo trovano, nel corso di questi giorni oramai prossimi alla bella stagione ecco un vero e proprio boom di assunzioni nel settore turistico, specialmente il settore alberghiero e della ristorazione.

L’Osservatorio nazionale del lavoro indaga nel dettaglio e registra un aumento delle assunzioni in forma crescente rispetto ai numeri espressi nel 2017 e nel 2016, nello stesso torno di tempo.

Ogni volta che una attività assume un nuovo lavoratore ne da comunicazione ai Centri per l’impiego di riferimento che così correggono le tabelle di collocamento o spuntano quella attività che ha raggiunto il numero di posti che richiedeva.

Come detto, guardando alle richieste di lavoro, dopo il settore turismo, molteplice nei suoi aspetti, si passa a quello del commercio per poi passare a segnali positivi anche nel manifatturiero in linea generale con percentuali di crescita differenti ma in positivo. Così anche il settore dei servizi alle imprese, quello della logistica e anche settori da molto tempo in zona grigia come l’edilizia e l’agricoltura alzano l’asticella. Il settore pubblico invece registra un calo progressivo.

Tutto bene quindi…no perché quei segni positivi sono a scadenza, cioè precari. Guardando ai contratti di assunzione, il 93,2% parte già con apposta la data di fine rapporto, solo il rimanente 6,8% e’ a tempo indeterminato e peraltro questa piccola fetta di lavoro sicuro vede la sua consistenza in lavori nei quali sono le piccole e medie imprese che provano a crescere giocandosi la stessa esistenza.

Tra le tipologie di rapporto di lavoro a tempo e’ alto il modello a somministrazione, cioè quello che passa per il filtro delle agenzie interinali, segue il lavoro ad intermittenza, cresciuto all’indomani della abolizione dei voucher. Tutto ciò non produce stabilità, nonfa circolare liquidità, non crea consumo non rimette in moto l’economia, anzi a ben guardare, la remunerazione in massima parte e’ medio-bassa, non contribuisce ad alcun miglioramento della qualità della vita che rimane così di carattere sopravvivenziale.

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