ROMA – Scoperta di Sant’Anna di Pisa e Politecnico di Losanna

ROMA - Grazie alla tecnica innovativa della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e del Politecnico di Losanna, il cervello sente la mano artificiale come sua. Per la prima volta il cervello umano è riuscito a percepire una mano artificiale come se fosse la propria, grazie a una tecnica innovativa che lo “inganna” combinando insieme la stimolazione visiva e tattile con la realtà virtuale. Il risultato, provato su due pazienti al Policlinico Gemelli di Roma, si deve alla collaborazione del Politecnico di Losanna con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. La tecnica innovativa è descritta sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry. I ricercatori hanno lavorato per riprodurre in modo simultaneo nei pazienti le sensazioni indotte dalla vista e dal tatto quando si vede e si prende un oggetto, in modo che il loro cervello finisse per sentire la protesi come se fosse sua.

Sant'Anna

Professor Silvestro Micera, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e Politecnico di Losanna

“Abbiamo stimolato con il tatto un nervo periferico della parte amputata - spiega il Professor Silvestro Micera, che lavora alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e al Politecnico di Losanna - in modo da dargli l'informazione tattile e fargliela sentire al dito della mano fantasma. Nello stesso tempo i due pazienti indossavano degli occhiali da realtà virtuale, che gli mostravano il dito della mano della protesi che si illuminava proprio nello stesso momento in cui gli era dato lo stimolo tattile. Grazie a questa stimolazione combinata di vista e tatto, provata qui per la prima volta, le due persone non solo hanno sentito la protesi proprio come se fosse la loro 'vecchia' mano, ma hanno percepito anche il loro braccio per intero, e non ristretto come accade di solito a chi viene amputata mano”. Tra i problemi che devono affrontare le persone alle quali vengono amputati gli arti c'è quello di dover fare i conti con l'arto mancante. Il dolore che produce è un fenomeno detto di telescoping e fa percepire come più piccolo e ristretto l'arto mancante. Tutte sensazioni che rendono difficile, se non impossibile, far accettare e sentire al cervello la protesi come se fosse sua. Da qui l'idea di stimolarlo e “ingannarlo”, in un certo senso, usando contemporaneamente stimoli visivi e tattili, in modo da riprodurre il più fedelmente possibile le sensazioni che si provano normalmente quando si vede e si tocca un oggetto. "Abbiamo dimostrato - sottolinea Giulio Rognini del Politecnico di Losanna - come vista e tatto possono essere combinati per ingannare il cervello di una persona con arto amputato a sentire ciò che vede, inducendolo a sentire la mano artificiale come se facesse parte del suo corpo". L'effetto è durato per almeno 10 minuti. “Questo tipo di approccio – afferma il Professor Micera, che lavora alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e al Politecnico di Losanna - può avere un impatto clinico importante, per la riabilitazione e la terapia delle persone a cui vengono amputati gli arti, che testeremo a livello clinico nei prossimi anni".  Il servizio nel Tg delle 14:30 e 20:30 di oggi 15 Agosto, visibile in diretta anche sulla LIVE TV.

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