STORIA – Corsa strategica e politica per poter sedere al tavolo dei vincitori con pieno diritto dopo tanti anni di trincea.
La vittoria venne raggiunta dall'italia in una manciata di ore.
La Grande Guerra ebbe uno svolgimento per il quale fino all’ultimo scampolo di tempo non fu mai possibile capire chi stesse vincendo e chi stesse perdendo.
L’anno della svolta sembrò essere il 1917 con il crollo totale dell’Impero Russo, sommerso dalla Rivoluzione Bolscevica ed uscito dal conflitto perché impossibilitato a continuarlo.
Il peso della bilancia allora si spostò completamente a favore degli Imperi Centrali ed il disastro di Caporetto fu una prova dell’arrivo dei rinforzi provenienti dal fronte russo dismesso.
La grande pagina del determinato eroismo di ogni singolo soldato italiano stette proprio nel resistere ad oltranza e non cedere più un palmo di terra.
Da qui la leggenda del Piave e dei “ragazzi del ‘99”.
Non vedendo alcun mutamento e non creandosi alcuna vittoria eclatante che desse segnale della svolta tanto attesa, furono gli imperi centrali a non essere più in grado di sostenere il conflitto con la produzione industriale bellica che divenne impari con l’ingresso in campo degli Stati Uniti.
Il nuovo Imperatore, Carlo II d’Absburgo, intenzionato a farla finita, da ordine alle sue truppe di ritirarsi sui confini iniziali come segnale di volontà a raggiungere la pace.
Nel preludio della fine, gli stessi alleati esortano l’Italia a mettere in moto una azione che le permettesse di raggiungere obiettivi che con la vittoria avrebbe mantenuto di diritto.
Arriva quindi l’offensiva “necessaria” di Vittorio Veneto, dove gli italiani incontrano la tenace resistenza della prima linea per permettere una ritirata “ordinata” agli altri commilitoni.
Ma in quegli ultimi giorni di ottobre l’impero di Vienna conosce ammutinamenti, scioperi, manifestazioni, chiusura delle fabbriche.
I popoli dell’Impero insorgono sognando il proprio “Stato”: Boemi, Moravi, Slovacchi che sono seguiti a ruota dai Serbi, i Croati, gli Sloveni ed infine gli stessi Ungheresi.
Tutto ciò determina il caos e la rotta completa che permette alle truppe italiane di passare le trincee nemiche e dare il via ad una corsa verso gli obiettivi ambiti da anni.
L’imperatore Carlo II è già pronto ad abdicare e come ultimo atto chiede la pace.
L’impresa di Premuda è l’ultimo colpo inferto dall’italia al gigante morente.
Il 2 novembre i ministri austriaci e italiani si incontrano a Villa Giusti.
Giornata che cade nella celebrazione dei morti e dedicata anche ai caduti di tutte le guerre come riportiamo anche nei nostri notiziari di oggi alle 14:30 e a seguire come anche in diretta su Live Tv.
Qui entra in azione una vera e propria partita di furbizia fatta di incomprensioni linguistiche e discussioni cavillose e portate per le lunghe perchè l’Italia ha “bisogno” di raggiungere Trento, Gorizia, Trieste, Pola, Zara e Fiume.
L’armistizio viene siglato il 3 ma con la clausola che entri in vigore il giorno dopo, 4 .
Così mentre le truppe austriache si stanno ritirando verso casa, lungo le strade vedono passare le truppe italiane che in camion o in bicicletta stanno procedendo verso Trieste e l’Istria.
La logorante guerra di trincea si è conclusa con una vittoria raggiunta di “corsa”.