FIRENZE – Perché la parola Autonomia provoca una eplosione di posizioni frammentarie per le quali i cittadini vivono una ricaduta da piena confusione?
Perché si parla di Autonomia da anni, no anzi, da decenni, a dir la verità da oltre un secolo.
Autonomia che diviene non figlia ma addirittura sorella stretta di un'altra parola cardine, Unione.
Andiamo allora a quando non c’era ancora un Italia unita.
E’ proprio nel solco dei cinquant’anni del primo ottocento che vengono gettate decine di idee che sono il frutto del vento di rinnovamento portato in tutta Europa dalla Rivoluzione Francese.
Certamente diffondere idee “moderne” sulla punta delle baionette non è un modello da calda accoglienza ma qualcosa di quel periodo turbinoso rimase.
Sui libri di storia, quando si parla di Risorgimento, si esalta il ruolo misterioso delle sette carbonare, delle idee liberali cavouriane, di quelle lungimiranti di Mazzini.
Ogni grande idea del futuro del paese non prevedeva come ingrediente necessario il fatto che l’Italia fosse un unico Stato.
Non lo pensavano i carbonari, non lo pensava neanche Cavour, Mazzini si.
Ma uno di questi pensatori, Carlo Cattaneo, due righe sui libri, era d’accordo con Mazzini e conosceva la plurisecolare storia del nostro paese.
Cattaneo suggerì, durante il processo di unificazione, di annettere meno e comprendere di più.
L’Italia era cresciuta per secoli in “culture” differenti e quindi bisognava riconoscerne le peculiarità.
Trovare leggi che unissero e leggi che garantissero le differenze.
Così ciascuna parte dell’Italia contribuiva all’evoluzione del paese stesso, mantenendo una sua propria autonomia, come per certi versi accadeva negli USA.
Un’Italia meno Sabauda e accentratrice e più autonoma venne proposta anche dal Deputato Marco Minghetti ad appena due anni dalla unificazione italiana.
Il Regno Sabaudo stava “spogliando” il sud Italia come preda di guerra, non era il momento adatto.
Con il sistema politico elettorale di allora più che di Stato si doveva parlare di Aree di clientela
Le leggi venivano quindi varate a beneficio di questa o quella zona per la quale il ministro raccoglieva consensi e la cosa si è ripetuta nell’Italia Liberale, in quella fascista e nel corso della prima e successive repubbliche.
Parlare di Autonomia, come viene detto, è tardivo.
Molto tardivo, sarebbe da aggiungere.