LIVORNO - Non si placano le polemiche dopo la lite, sfociata in rissa, tra Lenny Bottai e Alessandro Perini. In questo sabato 4 gennaio Bottai, che è il segretario livornese del Partito Comunista, ha convocato i giornalisti per fornire la propria versione dei fatti.
Ha mostrato in pubblico una serie di schermate tratte dai social network con toni particolarmente duri nei suoi confronti. Poi ha parlato di due telefonate con il padre del consigliere della Lega, una fatta da lui e una da un suo collaboratore. In queste telefonate – dice Bottai – l’uomo parla di una macchinazione per accrescere i consensi della Lega e chiama in causa i vertici regionali del partito, citando l’europarlamentare Susanna Ceccardi. “Sono registrate e sono a disposizione di chi vorrà indagare”, dice al nostro telegiornale.
Le richieste di Bottai
Bottai chiede di togliere la querela, che peraltro secondo lui “non ha neppure senso visto che per la rissa con più di tre persone sarebbe prevista semmai una denuncia” e invoca le dimissioni di Perini dal Consiglio comunale.
Gli chiediamo se ha aggredito fisicamente Perini e lui risponde che gli ha tirato l’orecchio ma che a sua volta è stato colpito duramente da una persona scesa da un’auto, un “energumeno”. La sua intervista è all'interno del nostro tg.

la conferena stampa di Lenny Bottai
A sostegno di Bottai è intervenuto il segretario regionale del Partito Comunista, mentre da Roma ha parlato Nicola Fratoianni, parlamentare di Leu. “Sono certo – scrive Fratoianni – che la magistratura farà chiarezza al più presto sull’episodio e che il clima di tensione innescato dalla Lega troverà una ragionevole conclusione.
In serata ci è stata ricapitata una nota scritta dal padre di Alessandro Perini, che pubblichiamo di seguito.
La nota del padre di Alessandro Perini
"Voglio essere chiaro: nessuno ha istigato mio figlio a querelare! Non c’è quindi alcun caso montato ad arte. C’è invece, una telefonata dove si contesta che la denuncia di mio figlio fosse lo strumento più opportuno. Il che significa che i motivi per denunciare ci sono eccome. Ma ribadisco che non c'è nessun caso montato ad arte da dare in pasto ai giornali ed anzi, ringrazio ancora tutti gli esponenti della Lega che hanno preso subito le difese di Alessandro".
"Non c'è stata nessuna forzatura né da parte della Lega né da parte di Susanna Ceccardi, ero preoccupato per il clima che si stava creando. Ho solo provato a difendere mio figlio ed a smorzare gli animi cercando di distogliere l'attenzione dalla persona di Alessandro e scaricando la colpa sui vertici del partito. L'ho detto perchè ho paura, perchè mio figlio è minacciato ogni giorno da queste persone e quanto accaduto nei giorni scorsi ne è un chiaro esempio. Nessun passo indietro, quindi: in un paese democratico il confronto politico non può e non deve mai sfociare ne’ nella violenza, ne’ nelle minacce”. Così si cocnlude la nota del padre di Alessandro Perini.