Spagnola e Covid-19, l’ansia delle somiglianze

LIVORNO- Un paragone tra Covid-19 e la terribile “spagnola” lo si può fare? Paura, reazioni, ci sono similitudini comportamentali ma anche minor conoscenza medica.

La spagnola si affacciò alla storia alla fine del 1917 e perdurò fino ai primi mesi del 1920 manifestandosi in due ondate di picco differenti.

Venne chiamata Spagnola poiché la sua esistenza fu riportata dapprima soltanto dai giornali spagnoli: la Spagna non era coinvolta nella prima guerra mondiale e la sua stampa non era soggetta alla censura mentre invece nei Paesi belligeranti la rapida diffusione della malattia fu nascosta dai mezzi d'informazione, che tendevano a parlarne come di un'epidemia circoscritta alla Spagna.

Questa pandemia è stata descritta come "il più grande olocausto medico della storia" e in numeri assoluti, ma non in percentuale, ha ucciso più persone della peste nera a causa dell'aumento della popolazione nel Novecento rispetto al Trecento. Si dice che questa influenza abbia ucciso più persone in 24 settimane che l'AIDS in 24 anni e in un anno più di quante ne abbia uccise la peste nera in un secolo.

Su una popolazione mondiale di 2 miliardi di abitanti di allora, la malattia ne infettò il 30%, cioè circa 700 milioni di persone, causando la morte del 10% dei colpiti, circa 70 milioni di decessi.

Le ondate furono due, la seconda generata dalla situazione già particolare della Prima Guerra Mondiale con fronti estesi di trincee dove vivevano ammassati centinaia di migliaia di soldati.

La prima, quella dalla quale ebbe origine la pandemia, ha ancora in corso indagini storiche per capirne l’origine.

Dopo la letale seconda ondata avvenuta verso la fine del 1918, il numero di nuovi casi diminuì bruscamente, fino a quasi annullarsi, di colpo.

Colpisce il fatto che, contrariamente al Covid-19, la spagnola ebbe nel suo bilancio di vittime, in maggioranza una fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni.

Ovviamente fascia di età diversa perché in Europa quella fascia di età era in guerra e già gravata da scarsa alimentazione, scarso igiene, elevato stress nervoso e forte depressione, oltre a danni ai polmoni dovuti all’impiego della guerra chimica.

Altro fattore da prendere in considerazione per non indicare come più malefica la spagnola, il fatto che in quel periodo arrivare ad oltrepassare i 70 anni di età non era facile e la fascia che noi interpretiamo come terza età, ai primi del secolo comprendeva la gente in età oltre i 50 anni.

Una spiegazione per il rapido declino della letalità della malattia potrebbe essere che i medici erano riusciti nel frattempo a migliorare la prevenzione e la cura della polmonite che si sviluppava dopo che le vittime avevano contratto il virus; tuttavia non tutti i ricercatori concordano con tale teoria.

Un'altra ipotesi è che il virus del 1918 abbia subito una mutazione rapida verso una forma meno letale, un evento comune nei virus patogeni, poiché gli ospiti dei ceppi più pericolosi tendono ad estinguersi.

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