16 Marzo 1978, la strage di via Fani

Era il 16 marzo 1978, quando in quella che divenne nota come strage di via Fani fu rapito il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro.

Pochi minuti prima delle 9 del mattino il presidente Moro sale su una Fiat 130 blu, non blindata, seguita da un'altra automobile di scorta. Quel che successe poi è impresso nella mente di tutti gli italiani, nelle pagine dei quotidiani di allora, ed ormai, nei libri di storia. All’incrocio tra via Fani e via Stresa la vettura del presidente tampona una una Fiat 128  di colore bianco con targa falsa del Corpo Diplomatico. Le lancette dell’orologio segnano le 9.02.

La strage di via Fani

Una volta bloccate le auto alcuni terroristi armati, nascosti dietro le siepi e con indosso uniformi Alitatalia, uccidono a sangue freddo gli uomini della scorta e sequestrano il presidente della DC, caricandolo di peso su una 128 blu appena sopraggiunta. Cominciò così uno dei periodi più bui della storia dell’Italia repubblicana, una pagina triste, forse la più triste di quegli anni.

Alle 9.25 la notizia dell’agguato fa irruzione nelle case degli italiani grazie ad un’edizione straordinaria del Gr2. Pochi minuti dopo, alle 10.08, le Brigate Rosse rivendicano - con un comunicato all'ANSA di Milano - la strage usando quell’espressione ormai scolpita nella memoria: attacco al cuore dello Stato.

Moro, durante la sua prigionia ha modo di scrivere lettere a familiari e compagni di partito, lettere in cui chiede di trattare con i terroristi per aver salva la vita. Da quel momento, fino al 9 maggio del medesimo anno, si intavolano le trattative con i brigatisti. Trattative, che come sappiamo, non ebbero l'esito sperato. Il corpo senza vita di Aldo Moro fu trovato nel bagagliaio di una Renault 4 il 9 maggio 78, posteggiata simbolicamente in via Caetani, nei pressi delle sedi storiche del P.C.I. e della DC.

Un ricordo per le vittime

Quel 16 marzo di più di 40 anni fa morirono cinque persone. Infatti, in via Fani, dopo la fuga dei terroristi, rimasero la Fiat 130 su cui viaggiava Moro con i cadaveri dell'autista, appuntato dei carabinieri Domenico Ricci e del responsabile della sicurezza, maresciallo dell'Arma Oreste Leonardi; e l'Alfa Romeo Alfetta degli agenti di scorta con a bordo il cadavere della guardia di Pubblica Sicurezza Giulio Rivera  e il vicebrigadiere di Pubblica Sicurezza Francesco Zizzi gravemente ferito ma ancora in vita; riverso supino sul piano stradale, vicino all'auto, rimase anche il corpo della guardia di P.S. Raffaele Iozzino.

In loro memoria è stata posta in via Fani, nel luogo dell'agguato, una lapide commemorativa di marmo.

Ricordiamo il rapimento del presidente Aldo Moro e l'assassinio degli uomini della scorta nelle nostre edizioni in diretta del telegiornale, commentata da Giorgio Kutufà.

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