LIVORNO - Sono passati otto anni dalla morte di Piermario Morosini, il calciatore che con addosso la maglia amaranto, se ne è andato durante un Pescara-Livorno. Atleta di altri tempi, intelligente ed altruista.
Il 14 aprile 2012 il Livorno giocava a Pescara; in panchina sedeva Armando Madonna, che profondamente segnato da quella tragedia, decise di lasciare la guida della squadra labronica che fu affidata ad Attilio Perotti, fino a quel momento responsabile dell'area tecnica. Durante il match il malore improvviso da cui Piermario non si riprese più. Inutile ogni tentativo di soccorso. Furono momenti, giorni, settimane, mesi difficilissimi. Un'immagine così è impossibile da dimenticare, un giocatore, riservato ed umano come lui, non può essere rimosso dalla mente. Soltanto dopo la scomparsa il mondo venne a scoprire la sua triste storia, Piermario ha vissuto una vita sfortunata, eppure la affrontava al massimo, con un insolito, raro ottimismo. Furono giorni di lutto, quella tragedia segnò il calcio e da quel momento ogni 14 aprile ha un sapore del tutto amaro.
Sono passati otto anni e la memoria del giovane è sempre vivissima anche grazie ai tifosi ed alle squadre nelle quali il "Moro" ha giocato: Udinese, Bologna, Vicenza, Reggina, Padova e Livorno. Il Moro è cresciuto nelle giovanili dell'Atalanta dopo aver dato i primissimi calci al pallone nella Polisportiva Monterosso, in provincia di Bergamo, nel campo adesso a lui intitolato. Morosini era nato a Bergamo, amava la sua Bergamo che oggi più che mai, sta attraversando un momento di enorme difficoltà. Vogliamo provare a pensare al futuro della sua città, della Lombardia e dell'Italia in generale con ottimismo, lo stesso che aveva il Moro. "There is always hope", c'è sempre speranza. La celebre frase del Moro.
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