LIVORNO - Proseguono le precisazioni in merito alla chiusura temporanea dell'inceneritore di Livorno avvenuta dopo una comunicazione inoltrata da ARPAT inerente il campionamento delle scorie derivanti da combustione dell’impianto effettuato a febbraio.
Sono susseguiti in questi giorni vari commenti politici ed anche una nota della stessa Arpat in cui l’Agenzia ha voluto precisare di non aver richiesto la fermata dell’impianto poiché si legge nella nota non sono stati riscontrati superamenti emissivi né impatti diretti sull’ambiente né impatti sui comparti ambientali potenzialmente interessanti per la salute pubblica. L’analisi contestata prosegue è relativa ai rifiuti prodotti dall’impianto, che rimangono come scorie dopo l’incenerimento dei rifiuti stessi e che vengono smaltiti/recuperati secondo normativa vigente.
A seguito di tale nota, interviene anche l'amministratore unico di Aamps Raphael Rossi per ribadire si legge "di avere assunto la decisione dello spegnimento transitorio in via cautelativa dopo avere ricevuto la comunicazione di ARPAT che invitava, tra l’altro, a “...modificare il Piano di Monitoraggio e Controllo procedendo alla verifica della pericolosità con esecuzione del test di eco-tossicità prima di ogni conferimento”. Un’operazione però pressoché irrealizzabile nell’immediato, sia per l’assenza di procedure autorizzative dedicate sia per i prevedibili ed elevati costi realizzativi inerenti almeno 1 conferimento ogni 18 ore.
Riteniamo, dice Rossi che la decisione presa per lo spegnimento transitorio dell’inceneritore e le azioni susseguenti debbano essere inquadrate in una logica di comportamenti responsabili consequenziali assunti dal management di un’azienda pubblica come AAMPS (gruppo RetiAmbiente) in termini prudenziali e precauzionali nel massimo rispetto delle autorità e istituzioni coinvolte e, soprattutto, a tutela dell’ambiente e a garanzia della sicurezza e della salute di tutta la collettività.