Incidere il proprio nome, la sciocca ricerca dell’immortalità

PISA- incidere su una parete il proprio nome, su una colonna della Torre più famosa al mondo apre ad una serie di giudizi negativi più che ovvii.

Una notizia che fa il giro del mondo perché quella torre è uno dei primi simboli con i quali l’Italia viene riconosciuta dal punto di vista di richiamo turistico.

Perchè scrivere su questo monumento? Un percorso di indagine ha bisogno di scavare a fondo per trovare altri episodi simili e nel farlo arriva molto indietro nel tempo, fino al 670 aC, data nella quale una coppia di mercenari greci, padre e figlio, incisero il proprio nome su uno dei piedistalli del celebre ingresso del tempio di Abu Simbol nella parte più meridionale dell’Egitto.

Guerrieri professionisti che probabilmente rimasero impressionati dalla maestosità di quel tempio, una grandezza mai vista, una anzianità nel tempo che destava già allora stupore.

Scrivere i propri nomi e dire che sono stati qui, quante volte si saranno ripetute nel tempo simili scelte? Su altri monumenti sparsi nel mondo….Anche a Pompei compaiono pareti fitte di scritte di vario genere, da proclami elettorali ad offese verso questo o verso quello o cattivi epiteti nei confronti della donna che ha lasciato lo scrivente e via proseguendo nel tempo, arrivando fino alla Torre di Pisa che nel corso dei suoi 850 anni ha collezionato anch’essa le sue scritte, una tra tutte, fatta da chi non ti aspetteresti per la grande cultura che aveva, la forte sensibilità sulle cose umane o forse perché proprio per la consapevolezza della caducità umana e la costante ricerca di una impossibile longevità che tenda alla immortalità incide il proprio nome su un monumento significativo e durevole nel tempo, Hermann Hesse.

Pensieri profondi che si traducono con una azione negligente ma propria della impotenza di fondo dell’essere umano che potrebbe essere capita, ma mai comunque giustificata.

Quanto accaduto alla Torre è però più avvilente come contesto: un cuore con le iniziali di lei e di lui incisi su una superficie di pietra che ha 850 anni, in pratica il giuramento di un amore eterno e per il quale si può solo augurarlo alla ragazza diciannovenne che nemmeno sapeva che la cosa sarebbe vietata.

Un atto di ignoranza di base, a prescindere dalla nazionalità di chi lo ha commesso e che ci porta a concludere con una celebre frase di Einstein

In natura due cose sono infinite, lo spazio e la stupidità umana, ma sulla prima ho i miei dubbi...”

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