LIVORNO- Non è la nascita di Livorno, è la proclamazione di Livorno a città. Avvenne il 19 marzo 1606 e questa data con tutto il corredo di quello che è stato organizzato, meritandosi l’ingresso al calendario regionale delle rievocazioni storiche, sarebbe più corretto indicare come la nascita di una città nuova, una trasformazione in fatto concreto di un sogno dai colori di un grande pensiero denso di cultura rinascimentale di visione proiettata al futuro di una società migliore.
E’ tutto recente, ancora fresco di cantieri appena dismessi, la Fortezza Nuova dalla quale escono in corteggio i figuranti di questo evento: le associazioni Aper Labronicus, La Livornina, gli sbandieratori di Montopoli Val d’Arno, nei panni tardo rinascimentali di signori, armati, popolo che si portano, attraverso strade nuove, palazzi nuovi, verso il Duomo, anch’esso nuovo dove ad attenderli c’è il Vescovo, che allora non c’era, che impartisce la messa, benedice i presenti e nel sacro luogo della fede il Granduca Ferdinando conferisce all’unico dottore della nuova città, Bernardetto Borromei il Capperuccio, elemento che gli conferisce la carica di Gonfaloniere Togato della città, il primo. Livorno, come detto, ha un origine più antica e umile.
Un piccolo agglomerato di case che ospitano un migliaio di persone, una fortezza, quella vecchia, anch’essa di regia medicea, che guarda al Porto Pisano. Un passato legato alle sorti della trascorsa repubblica marinara pisana. Ora è tutto sotto un unico governo e il Granduca ha una visione del mondo del tutto diversa da quello che lo circonda. Un altra città è già nata in Toscana sotto le geometrie del rinascimento, Pienza, ma il Granduca vuole andare più in là. Fuori dalle viuzze, le piazzette e il disegno claustrofobico di un centro medievale. La città deve essere armoniosa, avere una forma perfetta, strade larghe, palazzi illuminati dal sole ma soprattutto una umanità la più uguale possibile. Nessuna discriminazione religiosa, regole semplici e uguali per tutti, una città vocata al commercio e dedita a far squadra, mettendo insieme le molteplici esperienze di ognuno.
Lungo le sue strade si incontrano Toscani provenienti da ogni campanile, italiani dei tanti minuscoli stati tra loro sempre in guerra, ebrei che qui non vengono perseguitati, greci in fuga dall’oppressione turca, protestanti francesi, olandesi, inglesi che convivono con i cattolici locali o anche spagnoli. Qui nessuno è altro che un Livornese. Forse è ragionevole indicare Livorno come la città meno toscana di tutte, una città ospite della Toscana, una città cosmopolita di fatto. Questo va festeggiato, la nascita di un sogno di un uomo che desiderava un mondo senza confini, limiti, pregiudizi. Una città nella quale si forgia un popolo nuovo che non fa distinzioni, solidale ed egualitario con tutti, il vero aspetto di una umanità della rinascenza. Ne parliamo nei nostri servizi che possono essere seguiti su cellulare e smartphone con la App Live Tv del nostro sito.